Recensione La scala di ferro Georges Simenon

Recensione La scala di ferro Georges Simenon

Agosto 26, 2021 0 Di

Un malessere persistente e sempre più invalidante convince Etienne, il protagonista maschile del romanzo di Simenon, ad indagare sulle cause che stanno dietro a dolori e nausee. Lentamente un’ipotesi agghiacciante si fa largo nella mente del protagonista: i malesseri coincidono con la preparazione di particolari cibi da parte di sua moglie Louise, piatti riservati solo a lui e non condivisi dalla consorte. Fervida immaginazione o incubo reale? Inizia così questo romanzo dello scrittore belga, che indaga come sempre tra le pieghe dell’animo dei protagonisti: Etienne è un debole, vive alle spalle dell’attività economica di Louise, un piccolo negozio di cartoleria, posto al piano terra di uno stabile che ospita al primo piano l’appartamento della coppia. I due spazi che costituiscono la gran parte delle ambientazioni del romanzo, sono collegati da una scala di ferro, che dà il titolo all’opera. Pur convincendosi sempre più della veridicità dei propri sospetti, Etienne non riesce a distaccarsi da Louise: è un debole, incapace di vivere una vita autonoma, nonostante tutto. E Louise è la classica donna dei romanzi di Simenon: calcolatrice, in cerca di prestigio sociale, pronta a sacrificare mariti come una sorta di mantide religiosa.
Sullo sfondo della vicenda altri elementi richiamano temi che riecheggiano la biografia stessa dell’autore: accenni velati ad un erotismo di matrice voyeuristica, la presenza quasi casuale di prostitute lungo le strade e sotto casa dei protagonisti introducono un tema, quello dell’ossessione per le donne che è fortemente presente anche nella vita di Simenon che, per sua stessa ammissione, vantava più di diecimila rapporti sessuali con donne diverse, gran parte delle quali prostitute.